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Diario di viaggio: Varsavia – Giorno 4

Ed eccoci giunti al termine di questo viaggio alla scoperta della capitale polacca: insieme alla mia cara mamma ho potuto scoprire una capitale viva, dinamica, ricca di luoghi antichi e moderni tutti da vedere! Questo è l’ultimo articolo inerente il diario di viaggio: scopriamolo insieme!

 

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Vento, cambi di programma e…storia

Questa ultima mezza giornata a Varsavia non è stata per niente benevola per quanto riguarda il meteo: dopo giorni di sole e di temperature alte e piacevoli su di noi si è abbattuta una vera e propria tempesta! Pioggia fragorosa ma soprattutto vento, vento fortissimo che quasi ci spostava! Insomma, dovevamo concludere proprio il nostro viaggio con un brusco calo di temperature e con un vento che tagliava in due! Nonostante questo imprevisto non ci siamo scoraggiate e dopo la solita colazione abbondante ci siamo dirette verso il centro storico scegliendo di raggiungerlo a piedi invece che con il solito tram: volevamo goderci gli ultimi attimi di vita polacca nonostante il tempo… E abbiamo fatto bene!

La prima tappa è stata più una tappa dettata dalla situazione: l’idea iniziale era quella di visitare lo zoo ma la pioggia non avrebbe permesso una visita tranquilla, quindi ci siamo diretti verso un piccolo negozio per acquistare un ombrello e una sciarpa dato il vento freddo. Pian piano poi ci siamo dirette verso il centro e durante la nostra passeggiata, tra una folata di vento e l’altra, abbiamo incrociato il Monumento all’Insurrezione di Varsavia (Pomnik Powstania Warszawskiego) dedicato alla famosa Insurrezione (leggete qui il mio articolo dedicato al Museo dell’Insurrezione): il monumento è stato inaugurato nel 1989 ed è stato scolpito da Wincenty Kućma e Jacek Budyn. Si trova sul lato sud di Piazza Krasiński, proprio accanto alla Cattedrale di Campo dell’Esercito Polacco.

Monumento all’Insurrezione di Varsavia

Il monumeto è possente e mostra con freddezza la disperazione di quei momenti, la morte e la concitazione delle battaglie. I colori scuri e i materiali utilizzati, in particolare il bronzo, mettono quasi soggezione e timore, risultando quindi perfetti per l’intento di chi ha pensato l’opera. I pensieri tornano irrimediabilmente alla guerra, a quell’affare sporco che è la guerra, ma anche alla voglia di rinascita e di libertà del popolo polacco che con questa insurrezione ha gridato al mondo “non ci siamo mai arresi”. La pioggia poi ha reso l’atmosfera ancora più tetra: direi che un’atmosfera migliore non si poteva desiderare per visitare un luogo del genere!

Dettaglio del monumento con dietro la Cattedrale di Campo

Proprio adiacente al monumento si trova la Cattedrale di Campo dell’Esercito Polacco (Katedra Polowa Wojska Polskiego): questa è la cattedrale che rappresenta tutto l’esercito polacco e la sua storia è davvero interessante. In passato la chiesa fu usata per essere la chiesa del Collegio Nobilium e nel XIX secolo fu anche trasformata in chiesa ortodossa dopo la fallita rivolta di Novembre contro l’impero russo.

Tra il 1946 e il 1960 la chiesa fu ricostruita e l’istituzione ufficiale dell’Ordinariato militare in Polonia fu ripristinata il 21 gennaio 1991.

La cattedrale è completamente votata a ricordare l’esercito polacco: l’ingresso è caratterizzato da una serie di dipinti che mostrano alcune battaglie e ribellioni importanti della storia del Paese. Di sicuro ciò che più colpisce è la piccola cappella del Soldato Polacco e il Mausoleo dei Difensori della Patria: qui si trovano 15.000 tavolette che ricordano gli ufficiali polacchi uccisi dalla NKVD nel 1940, mentre altre 7.000 riportano i nomi degli ufficiali i cui corpi sono ancora dispersi. Al piano inferiore è stato anche allestito un piccolo museo che ospita memorabilia riguardante la seconda guerra mondiale.

Devo ammettere che un luogo così non lo avevo mai visitato: sì, mi è capitato di vedere sacrari e mausolei ma questo mi ha colpito particolarmente. I polacchi ci tengono molto a ricordare le loro vittime e il coraggio dei loro soldati schiacciati tra due fuochi quasi inarrestabili, quelli della Germania nazista e della Russia comunista, e questo ricordo mi ha fatto ancora una volta riflettere su come la memoria sia fondamentale, su come la memoria renda liberi.

Una visita per noi appasionate di storia era d’obbligo e aver scoperto questo luogo così, quasi per caso, ci ha ancora una volta ricordato come sia emozionante scoprire gli angoli delle città meno turistici ma veramente caratteristici.

Per qualche momento la pioggia ci diede un po’ di tregua, il tempo di raggiungere il Museo di Varsavia: qui, non appena siamo entrati, la pioggia è tornata scrosciante ma tanto noi eravamo all’interno e quindi… Tié!

Il Museo di Varsavia (ve ne parlo in modo approfondito in questo articolo) è uno dei più importanti musei della città: situato all’interno del centro storico, nella Città Vecchia, presso Rynek Starego Miasta 28-42, si sviluppa all’interno di alcune case storiche ricostruite dopo la seconda guerra mondiale. Il museo, sviluppato su più piani, ripercorre la storia della città e dei suoi simboli, in primis quello della sua famosa Sirena.

Tra archeologia, mobili antichi, scatolame (eh sì c’è una sezione dedicata alle scatole, davvero!), quadri e stampe potrete scoprire i segreti di una città che davvero ha mille volti, tutti diversi ma ugualmente sorridenti e accoglienti. Non perdetevi, parola di Vagabonda, la splendida vista dal sesto piano sulla piazza: colori e sfumature qui si possono ammirare da un’altra prospettiva, davvero impagabile!

la fine del viaggio

La visita al museo è durata circa 2 ore e mezza e ci ha lasciato un languore non indifferente: sarebbe stato il nostro ultimo pasto polacco e quindi volevamo approfittare di essere in centro per mangiare qualcosa di tipico. La nostra scelta è ricaduta sul ristorante Kamienne Schodki, ispirate dal profumo invitante che proveniva dalle cucine. Qui siamo state accolte davvero in maniera squisita dal cameriere che ci ha congliato i pierogi con il ripieno all’anatra: e che, te lo vuoi far ripetere? Io ho scelto quelli mentre mia madre si è fiondata sull’anatra alla polacca con mele e frutti di bosco. Che dire, le porzioni sono state più che generose e i prezzi erano assolutamente competitivi per essere un ristorante situato nel centro storico. Siamo state servite con gentilezza e professionalità e a fine pasto pure omaggiate con un bicchiere di liquore al caffé e uno di vodka liscia che mi sono bevuta io, entrambi (e va beh, io a questi alcolici non so dire di no!): mica dovevo guidare, per una volta!

Ristorante Kamienne Schodki, la nostra ultima tappa culinaria a Varsavia

Ormai era giunta l’ora di tornare in hotel per ritirare i bagagli e di prenotare il taxi per l’aeroporto: ancora una volta ci siamo affidate a Uber e in me che non si dica è arrivato il nostro autista, Volodymyr, giovanissimo e molto professionale che in circa 45 minuti ci ha portato all’aeroporto. Portando giù le valigie abbiamo sospirato pensando che questa volta l’aereo ci avrebbe riportato in Italia, lontane da Varsavia, dai pierogi, dall’atmosfera allegra ma anche impegnata dei luoghi di questa capitale giovane, giovanissima.

In aeroporto abbiamo sentito di nuovo la lingua italiana insieme a molti altri idiomi e, a ripensarci adesso, dopo quasi due anni che non salgo su un aereo, mi sale tanta malinconia e il desiderio di salire su un aereo è più forte che mai: spero davvero che i viaggi estivi mi possano portare un po’ di “normalità” sotto questo aspetto.

Dopo il check-in ci siamo accomodate al gate in attesa della partenza: qui abbiamo acquistato gli ultimi ricordini per chi è rimasto a casa (compresa la vodka che non poteva proprio mancare). La chiamata all’imbarco arriva come un fulmine a ciel sereno e alla fine saliamo, verso l’Italia: non potevamo davvero immaginare che quello sarebbe stato l’ultimo volo prima di questa pandemia che ha spazzato via speranze, sogni e, purtroppo, tantissime vite.

Spero che il mio Diario di Viaggio vi sia piaciuto e che con questi racconti vi abbia ispirato per una futura visita a Varsavia: io me ne sono letteralmente innamorata!

Se ti è piaciuto questo articolo su Varsavia non perderti gli altri!

 

Commenti

  • 2 Giugno 2021

    Ma sai che la Polonia ultimamente mi attira parecchio? Mi segno questi tuoi consigli per un prossimo viaggio! Grazie

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  • 2 Giugno 2021

    Proprio interessante quest’articolo! L’ideale per una vacanza culturale😄 Well done Donna Vagabonda!!!

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  • 3 Giugno 2021

    Varsavia mi manca e i tuoi consigli mi saranno senz’altro utilissimi perché quanto prima vorrei visitarla, anche la Polonia mi ispira molto

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  • 9 Giugno 2021

    Ho perso l’opportunità di fare un viaggio a Varsavia qualche anno fa e da allora non mi è più ricapitata l’occasione. Però questa città mi attira sempre molto e spero di riuscire a visitarla presto.

    Rispondi
  • 25 Giugno 2021

    Dopo essere stata a Cracovia avevo già in mente un viaggio in Polonia con arrivo a Varsavia e ripartenza da Gdansk, e invece il virus maledetto si è messo in mezzo! Sarà l’ora, ma il pensiero dei pierogi e dell’anatra mi ha fatto venire una voglia incredibile di mangiare in quel ristorante 🙂

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  • Libera
    8 Luglio 2021

    Il tuo racconto mi è sembrato molto interessante . Dovrei riconsiderare Varsavia per i prossimi viaggi in Europa

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  • 17 Luglio 2021

    Ho in lista la Polonia per un viaggio (spero di poterci andare almeno il.prossimo anno) e continuo a prendere appunti.

    Varsavia, Cracovia, sicuramente … E poi quali altre città, a tuo parere sono da considerarsi imperdibili?

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