La Grotta Gigante
Da vero “animale delle pietre”, come spesso mi definisco, se si presenta l’occasione di visitare grotte, miniere o canyon io sono in prima fila: lo sapete, la mia formazione e la mia passione per la mineralogia mi spingono sempre a ricercare luoghi naturali che abbiano qualcosa da raccontare a livello geologico. Ovviamente, nel mio ultimo viaggio a Trieste, non potevo esimermi dal visitare uno dei luoghi naturali più suggestivi dell’intera regione: la Grotta Gigante!
Regione: Friuli Venezia Giulia
Zona: Carso Triestino
Dove: Località Borgo Grotta Gigante 42/A – Sgonico (Trieste)
Difficoltà escursionistica: T
Dislivello: la grotta è profonda 252 metri. Si raggiunge la sala principale dopo 500 gradini. Si risale in superficie dalla parte opposta percorrendo altri 500 gradini. Il percorso attrezzato per le visite turistiche è lungo 850 metri e consente di raggiungere la profondità di 101 metri sotto la superficie
Abbigliamento: scarpe da trekking, pantaloni lunghi da escursione, felpa o maglia termica (temperatura costante di 11°C), guantini facoltativi
Per prenotazioni e informazioni ulteriori visitate il sito ufficiale
La Grotta Gigante
La formazione
La Grotta Gigante è una grande grotta naturale situata in Friuli all’interno del sottosuolo del Carso Triestino costituito da rocce carbonatiche (cioè ricche in carbonato di calcio, minerale chiamato anche calcite e con formula chimica CaCO3). Come è successo in molte grotte anche in questa la formazione è riferibile a fenomeni carsici di diversa entità.

Benvenuti alla Grotta Gigante!
Le rocce carbonatiche si sono formate tra i 100 e i 30 milioni di anni fa, in un periodo compreso tra il Cretacico inferiore (per quelle più antiche) e l’Eocene superiore (per quelle più recenti): si è assistito ad un lentissimo accumulo di sedimenti ricchi in carbonato di calcio sugli antichi fondali marini caldi e poco profondi: dovete immaginare tutta questa zona del Nord Italia (gran parte della Pianura Padana e quindi Piemonte, Lombardia, Veneto ma anche un’ampia zona del Friuli) come sommersa di acqua bassa e con la presenza di qualche piccolo atollo sparso. Milioni di anni fa dunque la parte settentrionale della nostra Penisola doveva assomigliare agli odierni Caraibi, con piattaforme carbonatiche costituire da conchiglie, coralli, molluschi gasteropodi e bivalvi. Con il passare del tempo il sedimento si è compattato e ha formato quello che oggi noi possiamo ben osservare: la roccia.
Tutte queste rocce sono poi emerse e l’acqua si è prosciugata: grazie all’emersione esse sono rimaste esposte agli agenti atmosferici (in particolare pioggia e vento) che hanno portato alla dissoluzione dei minerali presenti e al fenomeno del carsismo: il carbonato di calcio a contatto con l’acido carbonico si trasforma quindi in bicarbonato di calcio e viene asportato dall’acqua, grande agente erosivo per eccellenza.

La Colonna Ruggero e altre concrezioni rocciose
I fiumi che qui si sono originati e che un tempo scorrevano proprio sopra alla roccia hanno dunque iniziato a scavare e l’acqua penetrava sempre più vigorosamente le fessure delle rocce: si crearono quindi delle cavità sotterranee che via via diventarono delle vere e proprie grotte.
All’interno di queste cavità dunque l’acqua ha sempre più scavato fino a creare delle camere a diverse altezze e profondità. L’acqua poi che percola dal suolo sulle rocce che poggiano sopra alle cavità porta alla formazione delle splendide stalattiti e stalagmiti, proprio come quelle osservabili nelle Grotte di Postumia, in quelle di San Canziano, quelle di Frasassi e in quella del Monte Cucco.
La formazione della Grotta Gigante inizia dunque 10 milioni di anni fa (siamo precisamente nel Miocene) e il “lavoro erosivo” dei corsi d’acqua che l’hanno creata è durato circa 5 o 6 milioni di anni: oggi questi fiumi non ci sono più ma grazie al loro lento scorrere e alla loro incessante attività hanno dato origine a qualcosa di unico al mondo che l’uomo può visitare e studiare. In particolare, la Grotta è stata interessata da crolli e modificazioni strutturali: due fiumi, scorrenti uno sopra all’altro, hanno portato alla formazione della Grande Caverna, la sala più grande visitabile al mondo.
Grazie all’assenza di fiumi oggi si può affermare che la Grotta Gigante è stabile strutturalmente, ma dato che sono ancora in corso percolamenti di acqua è tutt’ora in corso la creazione, seppur lenta ma affascinante (pensate, la crescita registrata è di circa 1 millimetro ogni 15-20 anni!), delle concrezioni rocciose.
La morfologia
La Grotta Gigante ha tre accessi naturali, due dei quali fungono da ingresso e da uscita del percorso di visita aperto al pubblico. Tutti gli ingressi confluiscono nella grotta che misura 98,5 metri di altezza, 167,6 metri di lunghezza e 76,3 metri di larghezza, per un volume totale di 365.000 metri cubi.
Dalla Grande Caverna si diparte un altro ramo molto profondo costituito da vari pozzi comunicanti, il cui fondo si trova a una profondità di 250 metri sotto la superficie. Oltre a questo ramo si dipartono due gallerie laterali profonde 80 e 60 metri.
Turismo e ricerca alla Grotta Gigante
Se pensiamo che sia stato “l’uomo moderno” a scoprire e ad esplorare la grotta per primo ci sbagliamo di grosso: grazie infatti ai tre ingressi e alla facilità di accesso a questa enorme caverna i nostri antenati del Tardo Neolitico hanno per primi varcato la soglia di questo incredibile universo sotterraneo. Lo testimoniano le numerose punte di freccia in selce e i resti di due persone ritrovati. Non mancano poi vari reperti rinvenuti databili all’Età del bronzo, all’epoca romana e al medioevo.

Il centro visite
L’età delle gradi esplorazioni, quelle più spericolate se vogliamo a causa della mancanza di veri e propri mezzi, è quella dell’800: il primo a calarsi nelle profondità della Grande Caverna fu Anton Friedrich Lindner, ingegnere montanistico impegnato nella ricerca di corsi d’acqua sotterranei da cui prelevare acqua per la città di Trieste. Non trovando acqua l’esplorazione non proseguì fino al 1890 quando una nuova campagna portò alla scoperta degli altri due ingressi: l’emozione fu tanta e la voglia di scoprire era alle stelle e quindi iniziarono subito i lavori per costruire un percorso turistico. Ciò ha dell’incredibile perché in quasi nessun’altra grotta italiana si assistette a dei lavori così celeri e massicci per l’apertura al grande pubblico (soprattutto se pensiamo che tutto ciò è avvenuto a cavallo tra ‘800 e ‘900): tra il 1905 e il 1908 si costruì il primo percorso che aprì la strada al turismo di grotta. Più le tecnologia avanzava e più la grotta si dotava di sistemi all’avanguardia come l’impianto di illuminazione, installato a partire dal 1957 (prima venivano utiizzate delle lampade all’acetilene per illuminarla); nel 1997 poi venne costruito un nuovo percorso di risalita, quello tutt’ora esistente e percorribile, e lo si dedicò a Carlo Finocchiaro (all’interno della grotta si trova anche una targa in suo onore), presidente di vecchia data della Commissione Grotte E. Bogan e importante speleologo di fama mondiale.

Il Museo della Grotta Gigante
Il percorso “classico” delle grotte non comprende l’esplorazione del ramo laterale a cui però si può accedere con un percorso a ferrata: è possibile affrontare questo tipo di discesa sempre accompagnati da una guida e con le attrezzature dedicate (il biglietto si può acquistare online o presso la biglietteria).
Con la costruzione, nel 2005, del centro di accoglienza – biglietteria – museo, la grotta è diventata ufficialmente un vero punto di riferimento per il turismo: non solo esperti e appassionati ma anche famiglie, scuole e gruppi possono visitare questa incredibile meraviglia resa accessibile da tanto lavoro, ricerca e passione.

Paesaggio quasi marziano alla Grotta Gigante
Oltre alla parte turistica c’è poi un vero settore di ricerca che si occupa della Grotta Gigante: questo antro meraviglioso è infatti sede di ricerche geologiche da parte del Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università degli Studi di Trieste che ha installato al suo interno i Pendoli Geodetici più lunghi del mondo, utilizzati per percepire le scosse di terremoto (anche quelle più difficilmente rilevabili) su tutta la superficie del nostro Pianeta. Inoltre, la grotta ospita una coppia di clinometri (utilizzati per percepire i movimenti orizzontali della grotta) e i sismometri del Centro per le ricerche sismologiche (CRS) dell’ Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS.
Ulteriori studi sull’idrologia, sulla meteorologia e sullo sviluppo della Lampenflora, oltre che della fauna, sono condotti da vari enti: l’ecosistema che si viene a creare all’interno della grotta è unico e molto fragile e qualunque piccola perturbazione, anche accidentale, può totalmente distruggere il delicato equilibrio tra la flora e la fauna qui presenti. É per questo che è fondamentale, da parte dei visitatori, non toccare alcuna roccia o concrezione presente: il nostro sudore e i microrganismi presenti sulla nostra pelle possono infatti alterare irrimediabilmente il processo di formazione delle concrezioni e portare a uno squilibrio irrimediabile.
La mia visita alla Grotta
Sul blog vi ho parlato molte volte delle grotte e delle mie visite a esse: ogni qualvolta organizzo un viaggio cerco sempre di abbinare alla parte culturale quella naturalistica e, se poi ci si trova in una zona come quella del Carso Triestino, non è possibile rimanere indifferenti alla presenza di luoghi come la Grotta Gigante. Anni fa avevo avuto l’occasione di visitare le grotte slovene più conosciute, quelle di Postumia e quelle di San Canziano, ma non ero mai capitata nella zona di Trieste quindi questa mia “mancanza” si è protratta per anni, fino alle vacanze pasquali del 2022 quando, in occasione proprio della giornata di Pasqua, ho potuto finalmente coronare un sogno.

La formazione di una stalagmite
Avevo prenotato qualche giorno prima la mia visita via mail e ora era giunto il momento di calarmi, nuovamente, nelle viscere della Terra insieme al Pirata: questa è ufficialmente la terza grotta che visitiamo insieme, ma l’emozione è sempre palpabile. Dopo aver acquistato i biglietti e nell’attesa di cominciare la discesa, ho avuto il piacere di visitare il museo della Grotta Gigante presso il centro accoglienza: strumenti, campioni di roccia, fotografie e cartelloni preparano ottimamente il visitatore all’esperienza e mostrano quanto sia vivo l’interesse per questa grotta, nonostante l’uomo la conosca ormai da migliaia di anni.
Dopo circa mezz’ora è giunto il momento di partire all’esplorazione: insieme alla preparatissima e molto simpatica guida Justin, inglese di origine ma ormai triestino di adozione, io, il Pirata e un gruppo eterogeneo che comprendeva italiani, stranieri e gente di tutte le età, ci siamo avventurati verso il primo punto di esplorazione: la discesa di 500 gradini.

Donna Vagabonda alla Grotta Gigante
Il ritmo tenuto dalla nostra guida ha consentito a tutti di ascoltare le sue spiegazioni, ricche di entusiasmo ma non per questo banali o riduttive, e di scattare fotografie eccezionali della grotta. Tutti eravamo ammaliati dalla potenza emanata dalle stalattiti e dalle stalagmiti e dalla magnificienza della natura: questa cavità enorme, quasi sconfinata, ci accoglieva con un abbraccio e ci ha fatto sentire “piccoli”, fin insignificanti di fronte ai processi geologici primordiali che hanno portato cambiamento, distruzione ma anche rinnovamento ed evoluzione.
Le concrezioni rocciose assumono forme che rievocano immagini spettacolari: come quella di un potente gorilla o come la sagoma spigolosa della testa di un’aquila, una fragile pila di piatti e poi, su tutte, spicca la Colonna Ruggero, una stalagmite alta ben 12 metri osservabile da più prospettive grazie al fatto che il percorso di visita si snoda proprio di fronte, affianco e al di sopra di questa imponente scultura naturale. Una delle più suggestive, senza dubbio, che io abbia mai visto!

Concrezioni e colori unici alla Grotta Gigante
La visita, di circa un’ora, è stata interessante ed esaustiva: Justin si è dimostrato davvero disponibile a rispondere a tutte le domande che gli sono state poste sempre utilizzando un linguaggio chiaro ma non semplicistico, tecnico ma non astruso. I bimbi, così come gli adulti, sono rimasti davvero impressionati di fronte a cotanta bellezza e tutti eravamo galvanizzati nello scoprire, ad ogni passo, forme fantasiose e opere d’arte naturali uniche al mondo.
Terminata la visita l’uscita è avvenuta in autonomia in modo che tutti potessero utilizzare la propria andatura senza sentirsi costretti a correre per risalire gli altri 500 gradini verso la superficie: ammetto di essermi fermata più volte, sia per prendere fiato che per fotografare questo eccezionale ambiente sotterraneo. Ho apprezzato molto questa scelta da parte della guida perché così la visita non è risultata stancante o faticosa, anzi. So che non è possibile farlo in ogni grotta ma se si può, ben venga!

Percorso turistico – la discesa
All’uscita della grotta abbiamo trovato un piccolo chiosco e una bancarella di “minerali”: metto tutto tra virgolette perché la maggior parte dei pezzi, purtroppo, è stata colorata artificialmente o comunque modificata dall’uomo, portando i cristalli ad assumere colori sgargianti e a diventare splendidi specchietti per le allodole. Non fatevi incantare, questi pezzi non provengono dalla grotta (dove non è consentita la raccolta, figuriamoci la vendita di pezzi) ma spesso provengono da Tunisia e Marocco: se cercate pezzi per la vostra collezione rivolgetevi ad esperti e collezionisti, mi raccomando!
Dissetati e soddisfatti di questa incredibile esperienza non ci restava che montare sulla Puffa, direzione casa.
Non perderti il mio video sulla Grotta Gigante!
J
Ciao DV!
Il tuo articolo mi ha riportato indietro di qualche mese, quando ho avuto il piacere di fare la tua stessa esperienza.
Ricordo con il sorriso le spiegazioni di Justin, una delle guide più simpatiche che mi sia mai capitato di incrociare… e della grotta hai scritto molto bene tu, un’esperienza che lascia a bocca aperta e senza fiato. Non solo per i 1000 gradini.
Grazie per questo tuo tour virtuale, aspetto il prossimo…
Donna Vagabonda
Ma dai! Sono proprio felice che anche tu abbia avuto Justin come guida! Grazie di aver apprezzato questo articolo, sono contenta di dare spunti utili a chi incappa sul blog 😄
Lisa Trevaligie-Travelblog
Sicuramente i gradini rendono difficile la visita per chi ha bambini piccoli. Ma credo che questa grotta sia assolutamente da visitare se ci Si trova in zona. la trovo di una bellezza disarmante.
Donna Vagabonda
Nel mio gruppo c’erano bambini di 5 o 6 anni e l’hanno fatta tranquillamente. Più piccoli forse avrebbero difficoltà.
Teresa
Mamma mia che ricordi! Ho visitato questa grotta quando ero ancora una balda giovincella, ma mi ricordo ancora la scalinata come un incubo. Non la consiglierei a persone che non siano in perfetta forma!
Donna Vagabonda
Mah, ti dirò, quella per scendere ancora ancora ma quella per risalire deve essere proprio affrontata pian piano, non è facile.
Libera
Deve essere fantastico poter visitare la Grotta Gigante in compagnia di una guida che sappia calare i visitatori nell’atmosfera del luogo, di per sé già molto suggestivo.
Donna Vagabonda
Sì Justin è stato davvero gentile e ha dimostrato in maniera divertente e coinvolgente di saper essere un’ottima guida!
Veronica
Incredibile quello che la natura e il passare del tempo siano in grado di fare. Questa grotta è splendida e, tornando nel triestino, non mi lascerei scappare la visita.
Donna Vagabonda
Rimarrai davvero stupita da questa grotta così grande e maestosa!
Bru
Mi viene da sorridere perché io e te abbiamo molte cose in comune, anche la passione per le grotte, devo ammettere che questa è davvero bella e grande di nome e di fatto.
Donna Vagabonda
Sono proprio contenta che io e te abbiamo gli stessi gusti 😄
Lara
Incredibile questa grotta, ancor più incredibile non conoscerla, perchè in effetti Trieste non distantissima da me. Mi hai dato un ottimo spunto per una gita domenicale fuori porta.
Donna Vagabonda
Ottimo, vedrai che rimarrai stupita da questo luogo così incantevole e misterioso!
Dania
Bellissime queste grotte.
Mi ricordano le mie casalinghe Grotte di Frasassi.
Ogni volta che visito questo tipo di grotte rimango comunque stupita dalla grandezza e magnificenza.
Martina Currà
Ma che meraviglia!!!!Le foto bellissime rendono veramente giustizia al posto!Non la conoscevo e ma la segno per un futuro viaggio in Friuli!
Claudia
Bellissima la Grotta Gigante ci sono stata durante la visita di Trieste! Mi ricordo benissimo tutti i gradini all’uscita con la mascherina!
Sara Bontempi
Sono sempre stata fissata con le grotte, hanno un fascino tutto particolare che adoro, la Grotta Gigante non l’ho mai visitata, ma mi piacerebbe molto!
Marina
Grazie per il ripasso dei miei (scarsissimi) ricordi degli studi di chimica, ma soprattutto per avermi fatto conoscere questa meraviglia! Certo, 500 scalini per risalire non sono pochi, ma penso la fatica sia ben ripagata.
Angela
wow, adoro visitare le grotte anche se ho visto solo alcune che si trovano in puglia. Sarebbe bello poter visitare anche queste a Trieste. Un po’ assomigliano a quelle di castellana grotte.
Paola
Ma è davvero suggestiva! Io però soffro di claustrofobia.. secondo te è fattibile visitarla o si avverte il senso di chiuso?
Donna Vagabonda
L’altezza del “soffitto” è davvero ragguardevole e non ci si sente schiacciati, però non me la sento di dare un consiglio preciso perché non soffrendone non voglio farti stare male.