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La Sacra di San Michele

Estate 2020: estate di gite fuori porta e di turismo di prossimità, ormai questo è un mantra che continuo a ripetere che davvero non mi dispiace affatto!

Un giorno di luglio, uno dei tanti, mio padre mi invia una fotografia di un luogo che non conosco e mi scrive “ti va di andarci con la Mamma e con la Zia Franca”? – Secondo voi che cosa ho risposto?

ESATTO, ORMAI MI CONOSCETE BENE!

É così che partiamo dunque verso il Piemonte e, precisamente, verso la Sacra di San Michele!

Rinomato santuario e luogo di pellegrinaggio secolare, la Sacra attira turisti da tutto il mondo (noi abbiamo incontrato una famiglia belga e una svedese con ben 3 figli tutti piccolissimi!): non potevo non scrivere dunque un articolo su questo luogo che davvero mi ha colpito per la sua bellezza e la sua costruzione così particolare.

 

La Sacra di San Michele

Storia della Sacra di San Michele

La Sacra di San Michele, o più propriamente l’Abbazia di San Michele della Chiusa (ma conosciuta più come Sacra di San Michele), è un complesso architettonico arroccato sulla vetta del Monte Pirchiriano, non lontano da Torino e alle porte della Val di Susa, all’interno dei comuni di Sant’Ambrogio di Torino e di Chiusa di San Michele. Imponente e maestosa, è considerata il monumento simbolo del Piemonte e una delle più importanti architetture di tipo religioso del territorio alpino circostante, nonchè la prima tappa della Via Francigena sul suolo italiano.

La storia della Sacra è ricchissima e variegata ma io vi riporterò soltanto gli eventi principali cercando di non annoiarvi troppo.

Dove oggi sorge l’Abbazia già in epoca romana esisteva qui un presidio militare di vedetta presso la Via Cozia verso le Gallie. Il castrum fu poi utilizzato dai Longobardi: sono stati loro che per primi portarono qui il culto di San Michele.

Nell’Alto Medioevo ci fu una vera e propria “esplosione” e moltissimi edifici religiosi vennero costruiti e dedicati all’Arcangelo: fu il caso anche della Sacra che venne costruita tra il 983 e il 987. Le fasi iniziali della costruzione sono scarsamente descritte: i documenti più antichi risalgono a un certo monaco Guglielmo, che visse proprio in quel cenobio e, intorno alla fine dell’XI secolo, scrisse il Chronicon Coenobii Sancti Michaelis de Clusa.

Sul finire del X secolo fu fondamentale l’intervento del nobile francese conte Hugon di Montboissier, detto “Ugone, allora governatore di Aurec-sur-Loire, nell’Alvernia, e responsabile dell’Abbazia di Saint-Michael de Cuxa, a Codalet. Grazie ai suoi interventi, fu aggiunto un piccolo cenobio per pochi monaci e qualche pellegrino: in tal modo, il conte poté quindi riscattare i suoi peccati a fronte dell’indulgenza richiesta al nuovo Papa Silvestro II.

Si giunge dunque alla metà del XI secolo quando l’abbazia fu affidata ai Benedettini che diedero asilo a molti pellegrini e alle popolazioni della zona: è proprio in questo periodo che viene costruita la foresteria.

La chiesa che vediamo oggi, detta “Nuova”, è il risultato di più di un secolo di interventi e di sovrapposizioni di stili differenti.
Sul lato settentrionale, isolata dal resto del complesso, svetta la torre della “Bell’Alda“, oggetto di una suggestiva leggenda: una fanciulla (probabilmente vissuta nel XIII – XIV secolo), la bell’Alda, volendo sfuggire dalla cattura di alcuni soldati di ventura, si ritrovò sulla sommità della torre. Dopo aver pregato disperata, preferì saltare nel precipizio sottostante, piuttosto che lasciarsi catturare dai soldati: le vennero in soccorso gli angeli e, miracolosamente, atterrò illesa. La leggenda sembra concludersi in modo lieto ma ahimè non è così: per dimostrare la veridicità del suo racconto, la ragazza si gettò di nuovo dalla torre pensando di essere nuovamente salvata ma purtroppo morì dato il suo gesto di pura vanità.

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Purtroppo, come in molti casi è accaduto per i luoghi di questo genere, anche l’abbazia subì un decadimento in più fasi: nel 1629 a causa del passaggio delle truppe francesi e nel 1706 a causa dell’Assedio di Torino.
Nel 1836, Carlo Alberto di Savoia, volenteroso di far risorgere il prestigio della Chiesa piemontese e del suo casato, pensò di collocare all’interno della Sacra una congregazione religiosa. Offrì l’opera ad Antonio Rosmini, giovane fondatore dell’Istituto della carità, che accettò di stabilirvi. Il re affidò ai rosminiani alcune salme reali di casa Savoia tra cui quella di Margherita di Valois, il duca bambino Francesco Giacinto di Savoia, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours e il cardinale Maurizio di Savoia.
Facendo un salto temporale giungiamo al 1991 quando il Papa Giovanni Paolo II decise di visitare la Sacra il 14 luglio 1991, evento ricordato da molti souvenir presenti presso lo shop. Gli anni ’80 e ’90 furono anche importanti per i lavori di restauro come pure il 2016. Il 15 marzo 2017 è stata presentata al pubblico la candidatura dell’abbazia a patrimonio dell’umanità UNESCO.

La sera del 24 gennaio 2018 successe una catastrofe: a causa di un probabile cortocircuito una parte del monastero prese fuoco e i segni di questo incendio sono ancora ben visibili oggi. Per fortuna nessuna persona è stata coinvolta o ferita.

Oggi la Sacra risplende di luce propria e si staglia sul monte Pirchiriano vegliando sulle montagne e sui viandanti che ancora numerosi si apprestano a visitare questo vero gioiello architettonico e storico.

La Sacra di San Michele tra cinema e letteratura

Un luogo così austero, suggestivo e impressionante non poteva non essere preso come fonte di ispirazione da scrittori e non solo: nel 1980 lo scrittore Umberto Eco si ispirò parzialmente a questa suggestiva abbazia, per ambientare il suo più celebre romanzo, Il nome della rosa, uno dei miei romanzi preferiti, tra l’altro. Per le location della trasposizione cinematografica omonima diretta da Jean-Jacques Annaud del 1985 si pensò proprio alla Sacra ma purtroppo questa venne scartata a causa dei costi elevati da sostenere per la produzione.

Ma non solo Eco si fece ispirare da questo luogo: anche il romanzo Il mercante di libri maledetti di Marcello Simoni del 2011 fu qui parzialmente ambientato.

Raggiungere la Sacra di San Michele

La Sacra di San Michele è raggiungibile davvero in molti modi: in primis in automobile (il mezzo che ho scelto anche io) giungendo ad Avigliana e proseguendo vero i Laghi di Avigliana – Giaveno continuando leggendo le indicazioni per Sacra di San Michele. Mentre salite verso il parcheggio del Piazzale Colle della Croce Nera imboccando la SP188 troverete alcuni parcheggi a pagamento fino a giungere al piazzale dove troverete altri parcheggi sempre a pagamento. Io vi consiglio di parcheggiare lungo la SP188 dato che i parcheggi nel piazzale non sono molti. Dal piazzale imboccate il sentiero che trovate sulla vostra destra (troverete le indicazioni per la Sacra) e proseguite per circa 10-15 minuti verso la vostra meta: si tratta di un sentiero molto semplice e con pochissimo dislivello, adatto a tutti, che si snoda tra i boschi per 800 metri.

Il sentiero che porta alla Sacra

Se invece siete appassionati camminatori potete raggiungerla a piedi tramite due percorsi principali: il primo collega la cittadina di Chiusa San Michele alla Sacra mentre l’altro collega l’abitato di Sant’Ambrogio tramite un’ampia mulattiera con delle stazioni della Via Crucis. I due sentieri partono dalle chiese parrocchiali dei rispettivi paesi e il dislivello in entrambi casi è di 600 metri.

Oltre a questi percorsi esiste un altro sentiero escursionistico, il Sentiero dei Principi, con partenza dalla borgata Mortera di Avigliana e con dislivello inferiore.

Per gli appassionati di ascensioni alpinistiche, il complesso è anche raggiungibile tramite la via ferrata Carlo Giorda che parte da Sant’Ambrogio di Torino ai piedi del monte Pirchiriano.

La mia visita alla sacra di San Michele

Come vi ho detto in apertura di questo articolo sono partita verso la Sacra senza preventivamente informarvi come faccio di solito: per una volta volevo godermi un luogo senza essere stata io ad organizzare la visita e devo dire che non mi è dispiaciuto affatto! Insieme ai miei genitori e con la mia cara zia Franca, mia compagna di viaggio in tante avventure, siamo giunti alla Sacra poco prima che chiudesse per la pausa pranzo e ci siamo concentrati a scattare alcune foto del complesso dall’esterno… E ho fatto bene dato che dopo il pranzo (in circa un’ora quindi) il tempo è cambiato radicalmente e il cielo terso è diventato completamente grigio. Si è aggiunta pure una certa foschia, al 27 di luglio!

Per il pranzo abbiamo optato per il menù fisso del ristorante Il Gatto e La Volpe di Avigliana dove abbiamo assaggiato il suo fantastico pane nero che ci è rimasto davvero nel cuore! Vi consiglio di fermarvi qui se volete pranzare spendendo poco ma mangiando bene.

La Sacra di San Michele sotto le nubi

Siamo tornati alla Sacra che il tempo, come vi ho detto, era radicalmente cambiato (col senno di poi avremmo concentrato la visita alla mattina) ma non meno scoraggiati abbiamo iniziato la nostra salita sul famoso “Scalone dei Morti“: la scalinata non è proprio una passeggiata a causa degli antichi gradoni alti quindi prendetevi tutto il tempo che vi serve per salire fino alla sua sommità! Come sempre accade nei luoghi storici i nomi non sono mai casuali, anzi: lo Scalone si chiama così infatti perchè un tempo qui nell’atrio venivano seppelliti uomini illustri, abati e altri religiosi del monastero. Oggi ne sono rimaste 5. Oltre alle tombe dei Monaci fino agli ’70 si trovavano qui alcuni scheletri dei monaci dell’abbazia appesi… Per fortuna che non ci sono più! (Ringrazio Paola Bertoni di Pasta Pizza Scones per gli approfondimenti precisi e interessanti).

Al termine della scalinata si trova il suggestivo Portale dello Zodaico costruito tra il 1128 e il 1130 dallo scultore Maestro Nicolao: il suo nome deriva dal fatto che gli stipiti della facciata sono scolpiti a destra con i dodici segni zodiacali, a sinistra con le costellazioni australi e boreali. Sicuramente il portale è tra i luoghi più particolari e incredibili di tutta la Sacra!

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Giunti qui si possono notare i danni che il fuoco ha creato durante l’incendio del 2018: la foresteria ancora riporta i segni di questo disastro che per foruna ha solo piegato ma non spezzato la Sacra.

Dopo una breve salita sotto i famosi archi rampanti si raggiunge l’entrata della Chiesa: qui una statua di San Michele di Paul dë Doss-Moroder accoglie il pellegrino e il visitatore che già è rimasto estasiato dalla bellezza di ciò che ha visto fino ad ora. Il Santuario romanico-gotico venne costruito e modificato nel corso di più secoli e si possono riconoscere ben tre stili architettonici al suo interno: il romanico nella parte absidale, il romanico di transizione nelle due arcate con pilastri a fascio e archi acuti e il gotico di scuola piacentina nella decorazione del finestrone dell’abside centrale e nelle due finestre delle navate minori.

Di particolare interesse è sicuramente il primo pilastro a sinistra della navata centrale, sotto il quale affiora per 15 centimetri la cima del monte Pirchiriano, “culmine vertiginosamente santo”, come lo definì il poeta-rosminiano Clemente Rebora.

Non mancano poi dei cicli pittorici degni di nota che ho ovviamente contemplato con tanta curiosità come il Trittico di Defendente Ferrari, il Grande affresco dell’Assunzione e l’Affresco della Leggenda.

Nonostante non sia credente apprezzo totalmente luoghi come questi, sacri e ricchi di storia e di cultura e non perdo mai l’occasione di visitare chiese, abbazie e altri monumenti religiosi.

L’interno della Chiesa

Dal belvedere della Chiesa non ho potuto non osservare una nutrita colonia di balestrucci (Delichon urbicum) cinguettare allegramente: il mio occhio da naturalista esce anche quando meno ce lo si aspetta!

Terminata la visita proseguo verso le rovine e la Torre della Bell’Alda: le rovine sono in realtà i resti del Monastero Nuovo edificato tra il XII e il XIV secolo. Ciò che vediamo oggi sono i resti di un edificio dall’antico splendore purtroppo caduto in rovina a causa di guerre, assedi, sismi e abbandono: oggi però possiamo tornare ad apprezzarle grazie ai restauri avvenuti tra il 1999 e il 2002 ed è anche grazie a questo luogo che la Sacra è così magica ed unica.

Uno sguardo approfondito lo merita sicuramenta la Torre della Bell’Alda situata proprio a strapiombo sul precipizio. La leggenda che la riguarda, affascinante e suggestiva, mi fa riflettere su ciò che ci vuole insegnare: non bisogna mai andare oltre alle proprie possibilità e nemmeno sfidare troppo i propri limiti, prima o poi arriva il conto da pagare! Questo non vuol dire vivere come mummie, ci mancherebbe, ma comunque sapere quanto e come ci si può spingere nella propria vita.

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Scattate le ultime foto mi appresto all’uscita con i miei compagni di viaggio, soddisfatti e felici di questa piacevole scoperta e della mezza giornata passata in Piemonte, regione a noi molto cara. Prima di andarcene una cappatina la facciamo allo shop per acquistare i consueti souvenir (un piccolo opuscolo e l’immancabile matita). Se avete bisogno del bagno troverete di fianco al negozio di souvenir i servizi igienici.

Scendendo verso l’automobile incrociamo un piccolo banchetto con esposte le cassate siciliane e le paste di mandorla e il suo proprietario che lo stava smontando: decidiamo di fermarci, vogliamo essere gli ultimi clienti e così acquistiamo qualche dolcetto tipico della terra siciliana (che tanto mi manca); al mio ritorno Gabriele era doppiamente contento di vedermi e non vi dico a che velocità sono “spariti” i dolciumi!

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Commenti

  • 8 Dicembre 2020

    Luogo davvero interessante e ricco di storia. Ho in programma una gita a Torino, spero di aggiungere questo luogo alle mie visite!

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  • antomaio65
    8 Dicembre 2020

    Davvero molto suggestiva questa abbazia così abbarbicata, non ne avevo mai sentito parlare e credo che la inserirò in una delle prossime gite fuoriporta. Non ho dubbi che Umberto Eco si sia ispirato alla sua architettura per la stesura del romanzo non fosse altro per il portale dello zodiaco e poi c’è stato anche l’incendio.

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  • Lisa Trevaligie Travelblog
    9 Dicembre 2020

    Il Nome della rosa è uno dei miei libri preferiti, e ricordo benissimo la trasposizione cinematografica. Effettivamente anche la scenografia del film riporta molto a questo eremo così suggestivo. Zone da tenere sicuramente in considerazione per i prossimi viaggi in Italia.

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  • 9 Dicembre 2020

    Ma è fantastico questo posto!! Possibile che io non ne abbia mai sentito parlare? Meno male che l’ho trovato qui nel tuo articolo! Me lo salvo, qui ci voglio andare assolutamente! Il portale è splendido, adoro l’arte romanica!

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  • 11 Dicembre 2020

    Conosco la Sacra di San Michele dai racconti di alcune ragazze che lo hanno visitato; mi affasciano sempre questi complessi religiosi per il loro carattere mistico e perché nascondono storie e aneddoti molto interessanti. Non sapevo inoltre fosse il primo tratto della Francigena; spesso sottovalutiamo i cammini religiosi che abbiamo nel nostro paese andando a cercarne altri semplicemente più gettonati

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  • 11 Dicembre 2020

    Ecco, la Sacra di San Michele doveva essere la nostra destinazione per un week end lungo all’inizio di dicembre; poi però hanno di nuovo introdotto delle misure restrittive per combattere il Covid ed è saltato tutto. Spero di poter recuperare questa gita al più presto possibile!

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  • 12 Dicembre 2020

    Ho letto con attenzione perchè conosco l’Abbazia di San Michele solo per la sua presenza sulla Strada Francigena. Non l’ho mai visitata ma penso che sia un luogo molto importante nella cultura italiana. Sicuramente da vedere.

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  • 13 Dicembre 2020

    Mi vergogno molto a dirlo, ma nonostante abiti da un po’ a Torino ancora non ho visitato la Sacra… Volevamo andare quest’estate, ma tra una cosa e l’altra non siamo più riusciti. Non vedo l’ora di vederla coi miei occhi, nel frattempo mi sono goduta le tue foto e le tue descrizioni.

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  • 14 Dicembre 2020

    Davvero molto bella e suggestiva! sai che appena ho visto la prima foto ho pensato subito proprio al Nome della Rosa? Mi piace la sua posizione “fusa” con la collina ed il suo aspetto un po’ inquietante!

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  • 15 Dicembre 2020

    Hai scovato un luogo ricco di fascino ed atmosfera! Non ne avevo mai sentito parlare, ma non mi stupisce il fatto che abbia ispirato Eco nella stesura de Il Nome della Rosa. Sembra quasi di veder passeggiare Adso e Guglielmo da Baskerville per quegli ambienti silenziosi 🙂

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  • 15 Dicembre 2020

    Ci sono stata un paio di anni fa dopo tanti anni di assenza. E’ un posto che ho sempre trovato allo stesso tempo magico e anche un po’ inquietante, forse per la posizione e per le atmosfere. Se non sbaglio – credo di averlo letto proprio durante la visita alla Sacra – la struttura si trova su una linea che unisce tutte gli efidici sacri dedicati al culto di San Michele dall’Irlanda fino a Gerusalemme.

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  • Sara
    17 Dicembre 2020

    Mio marito è di Monte Sant’Angelo, in Puglia, dove si trova la famosa Basilica di San Michele.
    È da molto tempo che ci piacerebbe visitare tutte la Sacra di San Michele.
    Speriamo di riuscirci presto, covid permettendo…

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  • 18 Dicembre 2020

    La Sacra di San Michele è davvero impressionante! La sua storia è affascinante, ma quello che mi colpisce ogni volta è la sua imponenza perché è stata letteralmente costruita sulla roccia!

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  • 19 Dicembre 2020

    Io sono originaria di Ivrea e i miei mi ci hanno portata da piccola.. ricorso che ero rimasta estasiata! Devo tornarci con mio marito, da tempo glielo dico! Ci vuole una bella giornata per godere della vista da lassù!

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  • unviaggiopercapello
    29 Dicembre 2020

    Pensa che lavoro proprio in un paese ai piedi della Sacra di San Michele e da casa mia, nelle giornate terse, la ammiro in tutto il suo splendore. Grazie per averla descritta così dettagliatamente!

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  • 6 Gennaio 2021

    Un luogo davvero magico! Noi ci siamo stati a Novembre e ci siamo innamorati di questo luogo ricco di storia. Concordo con te, merita assolutamente una visita!

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