Madagascar – Giorno 6
Secondo giorno all’Isalo, per vivere a pieno questo bellissimo parco.
Si parte, come sempre, di buon’ora per un trekking che durerà l’intera giornata. Oggi fa molto caldo e il sole picchia sulle nostre teste. Entriamo nella parte più conosciuta ed estesa del parco, dove il clima è quasi desertico e pare di essere nella più famosa Monument Valley: qui, però, le rocce non sono rosse mattone ma di un bell’arancio vivo e assumono forme straordinarie, come quella a tartaruga.

La tartaruga
La natura scolpisce e modella con una tale gioia che è impossibile non rimanere senza fiato. Oltre alle bellezze naturali, nelle insenature che si sono formate dal modellamento degli agenti atmosferici, l’uomo ne ha ricavato delle tombe: l’etnia Bara, infatti, è solita seppellire i defunti in queste cavità e poi ricoprirle di mattoni.

Tomba nella roccia
Il trekking non è tra i più semplici, si rischia spesso di scivolare perchè il percorso è stretto e tortuoso, ma con calma arriviamo ad una terrazza incantata: una vista mozzafiato merita assolutamente qualche scatto!
Superate le due ore di salita, c’è la discesa, che ci porta direttamente sulle rive del fiume: qui fa fresco e possiamo fare una pausa per immergere un po’ i piedini stanchi. L’acqua fresca è una manna per le nostre membra e qualche compagno di viaggio si azzarda addirittura a fare un bagno! Io mi accontento di avere i piedi freschi e il viso ristorato.

Il rivolo che ci ristora…
Dopo questa piacevole pausa, il sentiero si snoda attraverso una piana arida, dove vediamo numerosi piedi di elefanti (Pachypodium horombense): queste buffe piante, dall’aspetto tozzo e simpatico, sono endemiche del Madagascar. Le guardo con un sorriso e le immortalo. Vagamente ricordano le piante grasse, anche se non lo sono affatto.
Per ora non abbiamo incontrato nessuna specie di lemure, ma la mia impazienza è presto ripagata: dopo un altro trekking di due ore arriviamo ad un’area attrezzata per i turisti, con i tavolini, dove poter mangiare qualcosa. Qui troviamo i lemuri: curiosi, impacciati, maldestri e divertenti.

Simpaticone!
Sono docili, si lasciano avvicinare perchè i turisti gli danno della frutta secca. Ci sono dei cartelli che ammoniscono: niente cibo se non frutta, e devo dire che i turisti sono piuttosto diligenti. Invogliati da una banana, si avvicinano e mi toccano tutte le mani: con le loro dita paffute e morbide, tastano tutto ciò che è possibilmente commestibile e addirittura arrivano ad annusarmi la faccia, saltando sulle mie spalle. Gli scatti sono fenomenali, sia ai catta che ai lemuri dalla fronte rossa. Sono proprio questi ultimi i più socievoli e curiosi.

Curiosità…
Rimango più di un’ora ad immortalarli e tutti non possono fare a meno di notare che con me i lemuri sono molto amichevoli, non solo per l’offerta della banana, ma proprio perchè sentono che non voglio fare loro del male, quindi si lasciano accarezzare. Molti miei compagni di viaggio non sono così coraggiosi e lasciano tutto il divertimento per me. Meno male!
Vorrei precisare che i lemuri con cui sono venuta in contatto non sono stati disturbati ma anzi sono abituati al contatto umano: la guida stessa ci ha informato che i visitatori possono porgere loro frutta o banane ma nessun altro tipo di cibo. I lemuri, ormai abituati, si aspettano che i turisti gli offrano del cibo: questo è sicuramente un atteggiamento che doveva essere evitato a monte ma ormai senza questo cibo i lemuri non sarebbero, probabilmente, più in grado di procurarsi il cibo da sè.
E’ ora di proseguire, con un’altra ora di trekking per visitare la Cascata delle Ninfe: il canyon ricorda molto quello delle scimmie, che avevamo visitato il giorno prima. La vegetazione torna ad essere rigogliosa e lussureggiante e anche l’umidità si alza. Il cambiamento di ambienti è davvero incredibile: si passa dall’aridità delle arenarie alla spumeggiante flora delle rive del fiume. Arrivati alla cascata, lo spettacolo è davvero impagabile: il fiume forma una piscina naturale e la cascata non fa mai mancare l’acqua. I colori sono strepitosi e il silenzio è interrotto soltanto dal canto di alcuni uccelli. Mancano solo le Ninfe, che ci immaginiamo essere bellissime, con i loro corpi nudi e ridenti immersi nelle acque fresche di questo Eden.

La Cascata delle Ninfe
Ci riposiamo per un po’ e poi è ora di ritornare, siamo quasi al tramonto e non vogliamo perdere lo spettacolo più atteso della giornata: il tramonto alla Finestra dell’Isalo.

Tramonto dalla finestra…
Arriviamo in tempo a vedere il sole che ci saluta attraverso questa finestra: un’apertura nella roccia che ci inquadra una giornata che volge al termine, semplicemente unica.
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Lucy the Wombat
Il tuo racconto dell’incontro con i lemuri è il top! Li ho sempre visti solo nei parchi faunistici, gli ultimi proprio pochi giorni fa a Dubai, e mi hanno fatto pure un po’ pena visto che non credo fossero più di due in tutto nella struttura. Certo è un po’ innaturale che quelli in libertà, in certi posti, ormai si aspettino la frutta dalle persone… ma come dici tu se è una consuetudine che non fa loro male, per quanto indotta, non ci si può fare molto e in fondo c’è di peggio 🙂 Anch’io come te sarei rimasta un’ora in loro compagnia!
Bru
Eliana io continuo a leggere avidamente i racconti del tuo bellissimo viaggio in Madagascar, vedere i lemuri in natura è pura emozione, comunque a me questi furbetti hanno rubato una banana che avevo appoggiato su una roccia
Donna Vagabonda
Ahahah furbetto che non sono altro! Mi fa piacere che ti piaccia il mio racconto, è stato uno dei primissimi ad essere pubblicato qui sul blog!