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Diario di viaggio: dalla Toscana ai Castelli Romani – giorno 5

Siamo giunti a circa metà di questo incredibile viaggio ricco di sorprese e che ci ha permesso di conoscere realtà e persone straordinarie che non dimenticheremo mai. In questa domenica soleggiata ci aspettavano due visite museali e un giro in barca sul Lago di Albano. Pronti a partire con noi?

VAGABONDAMETA(2)

Prima di partire con il racconto di questo giorno del diario di viaggio vi lascio come sempre la tabella delle attività così da non perdere il filo.

Terzo giorno - 5 luglioQuarto giorno - 6 luglioQuinto giorno - 7 luglioSesto giorno - 8 luglioSettimo giorno - 9 luglio
Mattina: visita di Palazzo Chigi e Locanda Martorelli ad Ariccia – Pomeriggio: giro in barca sul Lago di Albano
Mattina: visita alle Ville Tuscolane di Frascati – Pomeriggio: tour in e-MTBike sul Tuscolo
Mattina: visita guidata all’Abbazia di San Nilo di Grottaferrata – spostamento a Nemi – visita del tempio di Diana Nemorense – visita di Nemi
Mattina: visita guidata di Albano Laziale – Pomeriggio: visita guidata alla “Tognazza” – Visita guidata di Velletri
Mattina: trekking tra i due laghi – Pomeriggio: esperienza di avvicinamento ai cavalli presso Buttero contemporaneo

Sempre levati di buon mattino e dopo una buona colazione ci siamo diretti verso Ariccia, il Castello Romano famoso per la sua porchetta e non solo! Oltre all’eccellenza enogastronomica e alla alta concentrazione di fraschette presenti sul territorio comunale, Ariccia (A’ Riccia nei dialetti dei Castelli Romani) è un importante centro storico grazie alla presenza di Palazzo Chigi e della Locanda Martorelli. Inoltre Ariccia è stata una delle mete più importanti del Grand Tour, il viaggio che molti nobili, eruditi, studiosi e non solo compivano tra il 1700 e il 1800 dal Nord Europa fino ad Sud Italia. Ancora una volta, come per tutti i comuni dei Castelli Romani, il territorio ariccino è stato interessato ad fenomeni vulcanici del Vulcano Laziale tra i 600.000 e i 20.000 anni fa circa, infatti il suo suolo è ricco di peperino, di pietra sperone del Tuscolo e di tufo (vi ricordate del peperino? Lo abbiamo incontrato e conosciuto a Marino!)

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Arrivati ad Ariccia e lasciata l’automobile presso il parcheggio gratuito di Via Borgo San Rocco ci siamo diretti verso il piccolo ma molto suggestivo centro di Ariccia: i lavori per il rifacimento del manto stradale hanno un po’ “rovinato” la sua bellezza ma è giusto che questi borghi siano preservati e manutenuti quindi ben vengano! Scendendo verso Corso Garibaldi si incontrano vicoli e viuzze fino a giungere al Municipio e alla Chiesa di San Nicola. Proseguendo verso la fine della via ci si trova su di una bella terrazza da cui si vede il territorio ariccino e quello dei Castelli. Una vista davvero meravigliosa! Ma non possiamo attardarci troppo, ci aspettano alla Locanda Martrorelli!

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Devo ammettere che, a causa dei lavori principalmente, abbiamo fatto un po’ di fatica a trovare la Locanda Martorelli dato che le indicazioni sulla sua ubicazione sono confuse anche per Google Maps. Dopo aver girottato un po’ a vuoto ci siamo accorti della sua posizione grazie ad un piccolo stendardo issato sull’edificio ma poco visibile. La Locanda si trova all’imbocco di Corso Garibaldi al civico numero 4, proprio all’intersezione tra Corso Garibaldi e Piazza di Corte.

Finalmente giungiamo in un luogo a me davvero caro e che volevo vedere da tanto tempo: Locanda Martorelli è stato il fulcro per tutti i viaggiatori del Grand Tour che qui sostavano, scrivevano, “oziavano”, giocavano e si ritrovavano per scambiare idee e visioni di quel mondo ormai scomparso. Un luogo sacro al viaggiatore, il “Sancta Sanctorum” dei Vagabondi, nel senso di Wanderer, dei viaggiatori e viandanti innamorati di questa idea romantica di colui che viaggia per trovare sè stesso, come me.

Per me Locanda Martorelli era ed è un tempio da visitare assolutamente.

Attraverso la guida del Signor Alberto Silvestri dell’Archeo club Aricino-Nemorense scopriamo quanto era importante l’Appia Antica ma non solo per i Romani ma anche per i posteri: questa via veniva percorsa da pellegrini, viaggiatori, da chiunque fosse interessato a visitare Roma e i dintorni fino al raggiungimento di un’altra tappa incredibile del Grand Tour, Napoli (che mi sono ripromessa di visitare con più calma e meglio e magari… Senza pioggia!). Il Signor Alberto ci ha spiegato con tanta passione e con davvero tanta maestria la storia del Casino Staffi, nato su volere di Giovan Battista Stazi, attorno al 1768.

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Il Casino Stazzi (divenuto poi Locanda Martorelli dal 1819 al 1879) possiede un piano nobile riccamente decorato con un ciclo di dipinti murali di Taddeo Kuntze che raffigurano le origini storiche e mitologiche dell’antica Aricia: attraverso le vicende di Ippolito si scopre il mito della fondazione della città per poi procedere verso una dimensione più storica con le ultime tempere che raffigurano le vicende dalla cacciata di Tarquinio il Superbo fino alle due battaglie, una del lago Regillo del 449-496 e l’altra di Aricia, fuse insieme dal pittore per celebrare la nascita della città (queste sono tra le battaglie più importanti della storia del Lazio). Il ciclo pittorico, e non solo, verrà ben spiegato in un altro articolo a parte che ho deciso di scrivere su questo luogo unico. Non solo le pareti sono state degne di nota: anche il soffitto è riccamente decorato con figure allegoriche e mitologiche.

Ma come si è giunti alla Locanda Martorelli? Nel 1819 Antonio Martorelli traformò il Casino Stazzi in una locanda frequentata da artisti, letterati, scrittori: tra essi qui fecero tappa Jean-Baptiste Camille Corot, William Turner, Henrik Ibsen, Henry Longfellow, Nikolaj Gogol, e molti altri. In breve tempo la fama della Locanda Martorelli crebbe e divenne davvero un punto di riferimento per gli eruditi europei.

Come ultima parte della nostra visita Alberto ci porta a scoprire i reperti ritrovati in territorio ariccino e che oggi sono conservati non ad Ariccia ma in altri musei: tra gli obiettivi dell’Archeoclub c’è anche quello di riportarli ad Ariccia per valorizzare ancora di più la città (qui trovate la petizione per riportare al Ariccia l’Erma Bifronte).

La visita guidata termina con le fotografie scattate a questo vero e proprio Museo del Grand Tour e con l’acquisto dell’interessante libro “Annali 2017” che spiega il ciclo decorativo della Locanda Martorelli. Siamo stati davvero felici di scoprire la storia prima del Casino Stazi, della Locanda poi, grazie al coinvolgente racconto del Signor Alberto che ci ha traghettato in un epoca fatta di miti e leggende intrisa di bellezza e meraviglia.

Ringraziamo ancora di cuore il Signor Alberto Silvestri, la Signora Maria Cristina Vincenti che ha permesso questa visita in tempi di COVID-19 e tutto l’Archeoclub Aricino-Nemorense per lo splendido lavoro di divulgazione e valorizzazione del territorio.

Terminata la visita alla Locanda Martorelli ci siamo diretti verso Palazzo Chigi o palazzo ducale di Ariccia, uno dei più suggestivi palazzi barocchi rimasti inalterati nel corso del tempo. La costruzione del palazzo è stata ordinata dalla famiglia Savelli, signori di Ariccia dal 1423 al 1661. Il 20 luglio 1661 il Cardinal Flavio Chigi e i principi Mario ed Agostino Chigi acquistarono il feudo di Ariccia dai Savelli e subito inaugurarono un piano di risanamento dell’abitato, chiamando anche Gian Lorenzo Bernini per mettere mano al progetto della Collegiata e di Piazza di Corte, oltre che del nuovo palazzo. La progettazione esecutiva fu affidata a Carlo Fontana, allievo del Bernini e suo stretto collaboratore. Sempre i Chigi ampliarono il parco, oggi di 28 ettari, e costruirono il Torrione Nuovo nel 1740.

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Nel 1962 il regista Luchino Visconti girò nel palazzo buona parte del film Il Gattopardo, tra cui la scena del dialogo tra Burt Lancaster ed Alain Delon: non venne però qui girata la scena più famosa del film, quella del ballo con Burt Lancaster e Claudia Cardinale, girata invece a Palazzo Valguarnera-Gangi a Palermo. Per me e per Gabriele è stato davvero molto emozionante poter ripercorrere i corridoi e visitare le stanze protagoniste di un capolavoro del cinema italiano! E poi parliamo di un film storico e in costume, il mio genere preferito!

Termino la descrizione storica dicendovi che il 29 dicembre 1988 Agostino Chigi Albani della Rovere vendette il palazzo assieme al Parco al Comune di Ariccia con particolari condizioni.

Ad oggi, il palazzo conserva il suo arredamento originario quasi esclusivamente del XVII secolo e un’importante collezione di dipinti. Oltre a ciò, palazzo Chigi ospita anche il Museo del Barocco Romano.

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Nonostante non si possa paragonare ad uno dei meravigliosi ed unici palazzi visti a Vienna (e sarebbe sciocco farlo), questo palazzo ci ha davvero emozionato grazie al fatto che tutto ciò che è conservato è originale e non è andato perduto tra i nodi della storia. É così che veniamo catturati da alcuni ritratti di monache quasi tutte figlie di Agostino Chigi e Maria Virginia Borghese: ben 10 figlie su 11 sono state avviate al monachesimo! Vi rendete conto?

10 monache!

Questo ci ha lasciato un po’ sgomenti, nemmeno Maria Teresa d’Austria ha avviato le sue figlie alla vita monastica ma anzi è riuscita a combinare brillanti (o meno) matrimoni con regnanti e personaggi di spessore dell’epoca. Davvero bizzarra questa scelta, forse gli eventuali pretendenti non soddifavano i requisiti richiesti dai due coniugi? O forse non si voleva destinare l’ingente patrimonio di Maria Virginia Borghese nelle varie doti delle figlie? La Signora del resto era l’unica erede della famiglia Aldobrandini, tra le più ricche d’Italia a quel tempo…

La questione è stata a lungo dibattuta da noi due ma non abbiamo trovato ancora una risposta a questo dilemma. Se anche voi siete stati intrigati da questo mistero e scoprite qualcosa su questa storia fatecelo sapere che arricchiremo l’articolo con la vostra testimonianza!

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La sala che più ci ha colpito indubbiamente è stata la Sala da Pranzo d’Estate situata nel piano nobile: la sua grandezza e i suoi affreschi ci hanno letteralmente catapultato in un’epoca gentilizia e raffinata. Ci siamo dunque immaginati la vita della famiglia Chigi e di tutti i nobili che qui partecipavano a feste, riunioni, balli e incontri di cortesia.

Un luogo davvero unico e forse poco conosciuto a pochi passi da Roma: se capitate ai Castelli non potete perdervelo!

Terminata la nostra visita ci siamo diretti verso le fraschette di Ariccia, pronti ad assaggiare ancora una volta i piatti tipici dei Castelli Romani. La nostra scelta è ricaduta nuovamente su di una fraschetta partecipante del programma tv 4 Ristoranti con Alessandro Borghese: abbiamo così scelto di pranzare presso la Fraschetta de Sora Ines per gustarci un autentico pranzo a li Castelli. Iniziamo con un antipasto per due a cui lasciamo fare allo chef: d’un tratto ci troviamo con il tavolo zeppo di prelibatezze uniche che variavano dai salumi (con l’immancabile porchetta) alle verdure sottolio, dalle bruschette di vario genere alle olive. Un antipasto così davvero per due era troppo e alla fine Gabri ha deciso di “accontentarsi” solo di quello.

SOLO

DI

QUELLO

E scusate se è poco.

Mentre io mi sono gustata un’ottima pasta alla gricia fatta in casa: che bontà!

Tra tutti i ristoranti di sicuro questo è quello che ci ha fatto assaggiare l’antipasto più ricco e sostanzioso (e anche più gustoso) è sicuramente questo: se avete voglia di mangiare secondo la tradizione dei Castelli e di alzarvi dalla tavola sazi e felici ricordatevi di passare da Sora Ines, non ve ne pentirete!

Gabriele ancora oggi, a proposito del cibo dei Castelli Romani, mi dice che è ancora sazio e che il cibo difficilmente avrà un sapore dopo aver mangiato così tanto durante questo viaggio. Se siete a stecchetto scordatevi di venire qui ai Castelli, la vostra dieta andrà facilmente a gambe all’aria!

Sazi e rotolanti (davvero eravamo strapieni e contenti) abbiamo passeggiato un po’ nel centro storico per smaltire la sensazione di pesantezza e poi ci siamo diretti, con ben un’ora e un quarto di anticipo, al Lago di Albano dove ci avrebbero aspettato per fare un giro in barca sul lago.

Ma l’imprevisto era dietro l’angolo.

Appena arrivati ci siamo resi conto che TUTTA ROMA era al lago e che sarebbe stata un’impresa non da poco trovare il parcheggio. Il giro era previsto per le 16 e io vi giuro che tanta calca così non l’avevo mai vista, nemmeno in luoghi iperaffollati come Times Square durante il Gay Pride o in una delle giornate di Primavera del FAI. Fatto sta che dopo aver girato (anche a parecchi chilometri di distanza e senza risparmiare la parte alta di Castel Gandolfo) per più di due ore abbiamo gettato la spugna: il parcheggio selvaggio era all’ordine del metro e materialmente non esisteva uno spazio dove poter lasciare l’automobile. Stanchi e amareggiati da questa situazione e anche un po’ scocciati dal parcheggio selvaggio e in terza fila (se andava bene) abbiamo deciso di getto di uscire dall’area dei Castelli Romani e di dirigerci a Tivoli.

Perchè proprio Tivoli? Perchè c’ero stata da piccola e avevo voglia di vedere un bene del FAI (dato che entrambi siamo soci) che mai avevo visitato: il Parco Villa Gregoriana.

Lasciata l’auto al parcheggio multipiano in Piazza Matteotti ci siamo diretti verso la nostra meta e il sorriso è subito tornato.

Parco Villa Gregoriana è un Bene restaurato e gestito dal Fondo Ambiente Italiano (FAI) recuperato nel 2002 e aperto al pubblico nel 2005. L’area naturale è di pregevole valore storico e paesaggistico e si trova nella valle dell’Aniene, torrente che dà origine alla Grande Cascata, protagonista indiscussa di questo luogo. Parco Villa Gregoriana è considerato un particolarissimo esempio di giardino romantico grazie alla sua conformazione. L’itinerario pensato dal FAI percorre tutta la Valle dell’Inferno, scavata dall’Aniene: partendo dal ponte Gregoriano si scende verso la valle per un dislivello di circa 130 metri che permette al visitatore di visitare i resti Villa Manlio Vopisco e di vedere la Grande Cascata anche se non nel pieno della sua portata.

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Ma perchè Gregoriana? Perchè Papa Gregorio XVI decise di investire tempo e denaro nella valorizzazione di questo luogo e nella sua protezione dalle piene frequenti e devastanti dell’Aniene (che si erano portate via numerose ville, tra cui quella di Manlio Vopisco). Fu lui a volere la canalizzazione delle acque del fiume e la creazione del parco ancora oggi esistente. I lavori terminarono nel 1835 e sconvolsero tutto l’aspetto dell’Acropoli e della Valle dell’Inferno ma permisero all’abitato di Tivoli di salvarsi dalla furia dell’Aniene.

Oggi la cascata che noi possiamo ammirare non è più quella che i viaggiatori del Grand Tour avevano osservato e descritto durante i loro lunghi e interessanti pellegrinaggi alla scoperta della bellezza ma non è meno intrigante, anzi! La villa, invece, dopo il bombardamento della Seconda Guerra Mondiale, versava in condizioni impietose e divenne una discarica a cielo aperto. Ancora negli anni Sessanta il parco e la villa erano in condizioni di abbandono e degrado.

Grazie al FAI e ad una campagna di 5 anni di restauro e ricostruzione del parco oggi si può ammirare un luogo suggestivo e meraviglioso, unico nel suo genere in Italia e non.

A tal proposito vi lascio le parole di Gabriele:

virgolette Questo luogo naturale così ben curato e tenuto è l’ultimo luogo che ti aspetteresti di vedere in una grande città: affascinante, sorprendente e davvero unico. La cascata poi regala un senso di libertà davvero incredibile. Comprendo a pieno perchè i viaggiatori del Grand Tour ne rimasero davvero colpiti!

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Il percorso è adatto quasi a tutti: i visitatori con problemi di deambulazione potrebbero avere delle difficoltà nell’affrontare le salite e le discese a causa anche della presenza di gradoni e di spazi ristretti. Per ricevere informazioni in merito vi consiglio di contattare direttamente il Bene per evitare spiacevoli disagi.

Una volta giunti all’interno del Parco, e dopo una piacevole accoglienza da parte delle addette del FAI, ci immergiamo in un percorso ristoratore della mente e del corpo: è vero che faceva caldo ma sotto gli alberi e lungo il persorso non ci siamo mai sentiti senza forze ma anzi molto rilassati e tranquilli dato che ci siamo goduti la visita con i nostri tempi e senza correre.

Villa_Gregoriana_5

Imponenza e meraviglia

«In questi giorni sono stato a Tivoli ed ho ammirato uno degli spettacoli naturali più superbi. La cascata colà con le rovine e con tutto l’insieme del paesaggio sono cose la cui conoscenza ci arricchisce nel più profondo dell’anima» Johann Wolfgang von Goethe – Viaggio in Italia

Malgrado i percorsi secondari fossero chiusi per una questione di sicurezza per il COVID-19, il percorso principale era agevole e sempre sicuro e ci ha permesso di scoprire con gioia i resti della Villa, la Valle dell’Inferno, la Grotta di Nettuno, la Grotta delle Sirene e, naturalmente, la star: la Grande Cascata.

Una meravigliosa sorpresa quindi è stato per noi il Parco di Villa Gregoriana che ci ha cambiato radicalmente l’umore che fino a pochi istanti prima era sotto i tacchi.

Dopo circa 3 ore di visita (ripeto, con la più assoluta calma), siamo usciti dalla parte opposta all’ingresso ritrovandoci proprio accanto al Tempio circolare di Vesta. Stanchi e ancora sazi per il lauto pranzo ci siamo accontentati di una piadina per cena e al calare del sole siamo tornati verso gli amati Castelli Romani, davvero poco distanti da Tivoli.

Un’altra giornata è terminata, anche questa ricca di emozioni, di luoghi meravigliosi e di persone squisite incontrate.

Se volete leggere altri articoli sul Lazio cliccate qui.

Se volete tornare indietro e leggere il primo giorno del Diario di Viaggio dei Castelli Romani cliccate qui.

Consigli DV

Dai Castelli Romani a Tivoli: il territorio romano è ricco di luoghi meravigliosi e anche poco conosciuti. Dai Castelli Romani giungere a Tivoli è molto semplice se imboccate il Grande Raccordo Anulare. Inoltre, la viabilità è molto buona e non avrete problemi a raggiungere questa città (in circa 40 minuti) che ospita ben due Patrimoni UNESCO. Se avete più tempo visitate anche Villa d’Este e Villa Adriana, i simboli di Tivoli.

Per una sosta senza limiti di tempo: se non avete previsto un’ora di ripartenza ma volete godervi senza intoppi Tivoli vi consiglio di parcheggiare l’automobile presso il parcheggio multipiano in Piazza Matteotti, proprio in posizione strategica per raggiungere il centro storico. Sarà anche il più caro ma vi consentirà di vedere Tivoli senza dover pensare ai limiti delle altre aree di sosta!

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