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Diario di viaggio: Dalla Toscana ai Castelli Romani – Giorno 10

Eccoci giunti all’ultimo articolo del diario di viaggio che vi ha accompagnati a scoprire le bellezze di Toscana e Lazio: dalla Toscana ai Castelli Romani. Che dire, a scrivere queste parole sale davvero una immensa malinconia: in quei giorni eravamo (semi)liberi di poter viaggiare, di poterci spostare, di poter esplorare la nostra meravigliosa Italia. Già, l’Italia, un Paese magnifico che davvero merita di essere riscoperto, ora più che mai.

Ai Castelli Romani io e Gabriele abbiamo provato esperienze di ogni tipo: dalle visite guidate alla scalata del Tuscolo in E-Bike alla degustazione dei vini della Tognazza all’avvicinamento ai cavalli del Buttero Contemporaneo, dalla passeggiata geologica alla visita al Tempio di Diana Nemorense. Che dire, esperienze uniche, una più peculiare (e bella) dell’altra.

É ora di lasciare gli ospitali lidi del Lazio per dirigerci verso l’ultima tappa di questo viaggio: San Gimignano.

Perchè San Gimignano? Volevamo fermarci a metà strada per non dover fare la tirata del viaggio fino a Pavia e poi volevamo esplorare ancora una cittadina toscana. Osservando le mappe abbiamo notato dunque che San Gimignano veniva davvero comoda per questo: sia io che Gabriele ci eravamo già stati ma eravamo davvero piccoli e non la ricordavamo affatto (io ricordavo solo vagamente un pozzo e una giornata torrida). Insomma, era ora di (ri)scoprirla!

Da Nemi dunque partiamo per tornare nella bella Toscana, terra di tradizioni e di scenari incantevoli: la nostra meta è il B&B Il Fienile che raggiungiamo in circa 3 ore e mezza.

Nonostante il check-in fosse nel pomeriggio Francesca, la gentilissima e super disponibile proprietaria, ha fatto in modo di farci trovare la nostra meravigliosa stanza pronta: Francesca ci sa proprio fare con gli ospiti e grazie a lei ci siamo sentiti subito a casa. Il B&B è a 10 minuti a piedi dal centro storico ed è comodissimo soprattutto se si viaggia in auto grazie alla presenza di un parcheggio privato. Non essendo poi all’interno delle mura non c’è il rischio di essere disturbati dal vociare, anzi! Dulcis in fundo poi dal giardino si gode di una vista S-P-E-T-T-A-C-O-L-A-R-E della città!

La vista della città dal giardino del B&B

Stanchi per il viaggio ma soprattutto affamati chiediamo a Francesca di consigliarci qualche luogo dove gustare della buona carne toscana (anche se ahimè in due è difficile finire una Fiorentina da più un chilo e quindi dobbiamo rinunciare a questo piatto da veri amanti della carne): la scelta del pranzo ricade sulla Trattoria Chiribiri, proprio alle porte della città, a pochi passi da Porta San Giovanni, in Piazzetta della Madonnina.

Il nostro pranzo da Chiribiri

Durante il pranzo, semplice ma gustoso, sentiamo parlare lingue diverse dall’italiano: era la prima volta dopo il nostro viaggio a San Marino e questo ci ha davvero resi molto felici. Sentire parlare in inglese, in francese e addirittura in portoghese ci ha davvero riempito il cuore di speranze: il turismo DEVE ripartire e grazie agli stranieri (e non solo) questo ripartirà, speriamo solo presto!

Dopo il buon pranzo ci dirigiamo alla scoperta della città, con il naso all’insù verso le maestose torri: delle 72 torri e case-torri esistenti nel periodo d’oro del Comune ne restano quattordici. La più antica è la Torre Rognosa, eretta all’inizio del XIII secolo mentre la più alta è la Torre Grossa di 54 metri.

San Gimignano è Patrimonio UNESCO dal 1990 per la caratteristica architettura medievale del suo centro storico: nonostante alcuni interventi restaurativi avvenuti nell’1800-1900 l’impianto della città e degli edifici sono ancora quelli dell’Età Comunale del due-trecento, rendendo San Gimignano un esempio unico al mondo di architettura di questo tipo. Inoltre, la città è Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.

Le origini di San Gimignano sono sicuramente etrusche e la prima menzione all’abitato risale al 929. Nel Medioevo la città si trovava su una delle direttrici della Via Francigena.

La prima cinta muraria risale al 998; nonostante l’apertura di un nuovo tracciato della Francigena, San Gimignano non perse la sua importanza strategica ma anzi la rafforzò e nel 1199, nella piena fioritura economica, il paese guadagnò la propria indipendenza comunale rispetto ai vescovi di Volterra. Come molti altri Comuni anche San Gimignano venne travolto dalle lotte intestine tra Guelfi e Ghibellini (rispettivamente capeggiati dalle famiglie più importanti, quella degli Ardinghelli e quella dei Salvucci): pensate che nel 1255 un regolamento vietò ai privati di erigere torri più alte della Torre Rognosa (all’epoca la più alta) ma le due famiglie decisero di fare di tutto per dimostrare la loro potenza e la loro ricchezza, arrivando addirittura a costruire torri solo di poco più basse della Rognosa. Insomma, come a Pavia, la guerra si combatteva anche a suon di torri!

Dall’8 maggio del 1300 la città ebbe l’onore di ospitare il sommo poeta Dante Alighieri come ambasciatore della Lega Guelfa in Toscana; il Trecento non fu però un periodo felice per la città: la peste nera, arrivata da oriente, giunse anche qui e, sommata alla grave carestia del 1348, falcidiò la popolazione. Nel 1351 la città, ridotta allo stremo, si consegnò spontaneamente a Firenze rinunciando alla sua tanto agogniata autonomia. Un barlume di luce, nonostante tutto, ci fu: il XIV e il XV secolo furono importanti dal punto di vista artistico dato che molti maestri vennero chiamati dai religiosi per abbellire le loro residenze e i loro possedimentil. Lavorarono a San Gimignano Memmo di Filippuccio, Lippo e Federico Memmi, Taddeo di Bartolo, Benozzo Gozzoli, Domenico Ghirlandaio, Sebastiano Mainardi, Piero del Pollaiolo e molti altri.

Il declino e la marginalità della città nei secoli successivi furono le condizioni che permisero la straordinaria cristallizzazione del suo aspetto medievale. Gli anni passarono e San Gimignano non venne risparmiata dalla Seconda Guerra Mondiale: gli Americani bombardarono la città per 10 giorni e a causa di ciò venne distrutta la campana, crollò una casa in piazza e un pezzo di cattedrale. Dopo una decina di giorni che i sangimignanesi passarono nei rifugi, il prete riuscì a convincere gli americani che in paese c’erano non più di dieci tedeschi, e che potevano assaltare la città senza correre rischi.

San Gimignano conserva dunque il fascino medievale e la sua atmosfera è davvero unica: nessun luogo è così iconico per quanto riguarda l’impianto architettonico e lo stile due-trecentesco. Il nostro tour si snoda per le vie del centro storico e comprende anche luoghi “di nicchia”. Passando per Piazza della Cisterna (di cui vi racconto tra poco) con il suo iconico pozzo giungiamo al Parco della Rocca: avevamo proprio voglia di vedere un ambiente naturale come questo parco cittadino per riprenderci un po’ dalla canicola estiva. Il Parco è stato ricavato all’interno della Rocca di Montestaffoli costruita nel XIV all’interno del comune: il poggio di Montestaffoli era, nell’Alto Medioevo, sede di una rocca posseduta dal vescovo di Volterra e qui era stato istituito un mercato molto ricco e florido.

La zona di Montestaffoli venne lambita dalle due cerchie murarie, finché nel 1353 i fiorentini, ai quali i sangimignanesi avevano offerto la loro città in cambio di protezione dopo l’epidemia e la carestia del 1348, costruirono l’attuale rocca. Purtroppo la rocca andò in rovina durante gli anni del Granducato di Toscana e solo nel Novecento venne restaurata ma ormai tutti gli ambienti erano andati perduti. Nonostante ciò la rocca con gli anni rifiorì grazie alla costruzione del parco-giardino che oggi è frequentato molto anche dagli abitanti di San Gimignano e forse meno dai turisti. All’interno del parco vengono allestiti concerti e spettacoli per valorizzare questo spazio a 360°.

Io e Gabriele troviamo davvero molto piacevole la possibilità di godere di un po’ di ombra e di un po’ pace in questa giornata e consigliamo vivamente di visitare il parco anche per ammirare la splendida vista sulla valle circostante.

Terminata la visita al parco e tirato un po’ il fiato decidiamo di visitare il museo ornitologico: dato che sul web non risuciamo a trovare nessuna informazione sugli orari di apertura ci rechiamo di persona e lo troviamo, ahinoi, chiuso e senza nessun cartello informativo: questo ci ha seccato molto, non siamo in un luogo qualunque, siamo in un paese Patrimonio UNESCO e qui la cultura dovrebbe essere sempre valorizzata. Da quanto apprenderemo in seguito purtroppo il museo non è quasi mai aperto e probabilmente è gestito da volontari: purtroppo tutto ciò ci sconforta molto e grazie a questo articolo vorremmo sottolineare che va bene il volontariato ma se questo è funzionale e per un breve periodo, poi le persone dovrebbero essere sempre retribuite per il loro impegno, soprattutto se si tratta di un impegno verso il territorio. Speriamo che chi di dovere accolga la nostra critica e renda fruibile il museo.

Abbacchiati decidiamo di tornare a Piazza della Cisterna ma prima veniamo letteralmente catturati dalla “Ricostruzione della Città in Miniatura“. Entriamo, incuriositi, e ci ritroviamo davanti ai nostri occhi uno spettacolo unico: una ricostruzione modellistica della città del 1300 in scala 1:100 nel XIV secolo eseguita interamente a mano in ceramica.

San Gimignano 1300 è un museo sulla città e sulla sua storia che racconta attraverso un interessante spazio espositivo la bellezza di San Gimignano. La ricostruzione in scala, fulcro della collezione, mostra una città viva e prospera, ricca di scorci interessanti: uno spaccato della vita del trecento di un luogo davvero magico.

Grazie ad una piccola offerta è possibile fotografare questa meravigliosa opera d’arte ed io non mi faccio certo scappare questa occasione: i dettagli sono incredibili e il livello di accuratezza è tale da sembrare una fotografia della città. Nel 2011 al Museo è stato assegnato il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana dell’UNESCO per l’elevato e qualificato valore formativo delle proposte didattiche “Storia, Arte e Tradizione”.

Felici e davvero appagati di questa esperienza giungiamo in Piazza della Cisterna: questa si trovava all’incrocio tra le due direttrici principali del borgo alto medievale (la via Francigena e via Pisa-Siena). In origine era destinata al mercato a palcoscenico per feste e tornei e il suo nome deriva dalla sottostante cisterna per l’acqua del 1287: essa è sormontata dall’iconico pozzo realizzato in travertino, il simbolo della piazza nonchè il fulcro della città (tant’è che io mi ricordavo solo di questo elemento della mia prima visita avvenuta all’età di 10 anni).

Ma la piazza non è suggestiva solo per la presenza del pozzo: sui suoi lati si dispongono due file di meravigliose case nobiliari e di torri; a partire dal lato sud-ovest si incontra l’arco dei Becci, l’antica porta cittadina della prima cerchia di mura, affiancato dalle maestose torri dei Becci e dei Cugnanesi. Proseguendo verso destra, gli edifici più significativi si trovano nelle vicinanze della cisterna: Palazzo Razzi, Casa Salvestrini (già ospedale) e Palazzo Tortoli accanto ad una torre mozza già appartenuta al capitano del popolo. Passato l’accesso a via di Castello, il lato settentrionale è caratterizzato dal palazzo dei Cortesi e la suggestiva torre del Diavolo, affiancata dalle case dei Cattani. Il lato occidentale è impreziosito da varie torri, come le gemelle torri degli Ardinghelli e la torre di palazzo Pellari.

Parlando delle torri, non si può non sostenere che siano il vero simbolo di questa cittadina. Quelle rimaste sono le seguenti:

Vedendo alcune persone in cima alla Torre Grossa, decido di salirci per godermi il panorama unico di questo luogo: Gabriele, che notoriamente soffre di vertigini, decide di non azzardare l’impresa lasciando a me tutto il divertimento e concedendosi una pausa rilassante. Io di certo non mi faccio scoraggiare dalla sua altezza e così entro e colgo l’occasione anche di visitare il Palazzo Comunale e il Museo Civico (che avrete presto la possibilità di votare come Museo del Mese all’interno del gruppo di Donna Vagabonda): al primo piano si trova la Sala del Consiglio, soprannominata anche Sala Dante, in ricordo della visita che il poeta fiorentino nel 1299 fece a San Gimignano. La sala presenta un famoso ciclo di affreschi della fine del XIII secolo  raffiguranti tornei di cavalieri e scene di caccia dedicate a Carlo d’Angiò: le pitture sono attribuite al pittore fiorentino Azzo di Masetto. Devo dire che questo ciclo pittorico mi ha affascinato davvero moltissimo e ho dedicato ad essa più di una fotografia. La grandezza e la bellezza mi hanno ricordato l’affresco “La cavalcata di Carlo V e Clemente VII” osservato a Verona all’interno del Museo degli Affreschi Cavalcaselle.

Scattate molte fotografie decido di iniziare la scalata alla Torre Grossa: 218 gradini mi attendevano!

Devo dire che, da amante delle torri, la risalita di questa (che è anche la più alta della città) non è stata per niente faticosa e anzi è stata rilassante: piano piano, con il mio passo, ho risalito la vetta ansiosa di vedere il panorama. E QUESTO NON MI HA PER NIENTE DELUSO.

La Valdelsa e tutta la città sembravano stare ai miei piedi e lo spettacolo della vista vale assolutamente la risalita: una leggera brezza mi scompigliava i capelli e un senso di libertà mi ha attanagliato completamente. Sospiro, felice di potermi godere le bellezze italiane ancora una volta: considerando che quando ho scritto queste parole (novembre 2020) eravamo nel bel mezzo di un nuovo lockdown, questa sensazione la ricordo con ancora più enfasi e nostalgia.

Decido di rimanere una decina di minuti sulla torre: sono l’unica visitatrice e lo spettacolo è tutto per me.

Osservando i vicoli e le varie parti della città riesco anche a scorgere Gabrielino piccolo piccolo che si riposa al Parco della Rocca: lo chiamo e gli dico di voltarsi verso la Torre Grossa, ci scambiamo un bacio a distanza. Decisamente questa esperienza non sarebbe stata per Gabriele dato che, al contrario ad esempio della Torre dei Lamberti di Verona, c’era solo un parapetto alto a protezione delle persone e quindi assolutamente “no” per il Pirata mio (come lo chiamo io).

Dopo aver ammirato a dovere il panorama decido di scendere e di dare un’occhiata ancora al ciclo pittorico cavalleresco (oh, mi è proprio piaciuto!) e di acquistare una matita come piccolo souvenir di viaggio (vi ho già detto che colleziono anche quelle? Ne ho più di 100!).

All’uscita mi aspettava il mio amato compagno e insieme abbiamo proseguito nel nostro tour visitando Piazza Duomo e il restante centro storico. Purtroppo non abbiamo avuto il tempo materiale di visitare i restanti musei aperti, un po’ perchè faceva veramente caldo e un po’ perchè eravamo provati dal tour dei Castelli: prima o poi il corpo presenta il conto!

Decidiamo di concederci una “pausa gelato” assaggiando lo squisito gelato della Gelateria Dondoli vincitrice di prestigiosi premi tra cui quello della “Coppa d’Oro”, uno dei massimi riconoscimenti di questa arte dolciaria: devo dire che le nostre coppette erano davvero buonissime e che ne conservo uno splendido ricordo! Seduti in Piazza Duomo ci siamo gustati questo delizioso gelato osservando i molti turisti scattare foto, le coppie stringersi in un abbraccio, l’artista di strada dipingere un ritratto della sua città (ritratto che abbiamo anche acquistato e che adesso conserviamo appeso in salotto). Attimi di normalità in questo strano e impazzito 2020 che sarà difficile dimenticare.

Mentre scrutavo le bellezze di Piazza Duomo noto un negozio di fotografia, uno degli ultimi rimasti ormai: la bottega Fontanelli. Ispirata da alcune fotografie decido di dare un’occhiata a quelle messe in vendita: la maggior parte ha come soggetto San Gimignano e la Toscana e devo dire che alcune sono davvero magnifiche! Una in particolare mi conquista: una visione bucolica della città e di un cascinale posto in primo piano. Non so perchè ma mi ha catturato, mi ha comunicato pace e serenità e alla fine… Ho deciso di acquistarla! Penso che se una fotografia ci emoziona abbiamo il dovere di custodirla e quindi, perchè no, di acquistarla. Ora la fotografia è esposta in salotto vicino alle mie di viaggio: non fa male vedere anche foto diverse dalle proprie, specie se ben eseguite!

Soddisfatta nel mio acquisto decidiamo di rientrare al nostro alloggio: Gabriele aveva proprio bisogno di farsi una doccia ed era davvero stanco mentre io avrei visitato ancora qualche luogo di San Gimignano… Secondo voi che cosa ho fatto?

APPUNTO.

Ho lasciato Gabriele al suo riposo e alla sua doccia ed io mi sono infilata all’interno di Torre e Casa Campatelli, bene del FAI dal 2005: c’è un bene del FAI aperto e io me lo faccio scappare?

ASSOLUTAMENTE NO!

E così mi intrufolo e mi godo una splendida visita in un luogo storico conservato davvero in maniera impeccabile.

La famiglia Campatelli, proprietaria terriera fiorentina, acquistò la casa-torre all’inizio del 1800: questa casa è l’unica ad aver mantenuto il suo volume originale in tutta la città.

Questo luogo è stato acquistato per farne una dimora alto-borghese giunto fino a noi grazie alla sua ultima proprietaria, Lydia Campatelli, la quale la donò al FAI a condizione che questa fosse sempre aperta al pubblico: e così fu.

La visita è un vero e proprio viaggio nel tempo che inizia all’interno delle Soffitte: qui viene proiettato un filmato sulla storia della città che ripercorre con un’esperienza immersiva le tappe fondamentali che determinarono il successo odierno di San Gimignano. Si scende poi al piano nobile dove si respira un’aria di modernità e di lusso davvero incredibili: si percepisce la ricchezza della famiglia ma anche la propria etica e morale. Attraverso ritratti e lettere si riscopre uno spaccato di vita quotidiana a cavallo tra Ottocento e Novecento: scene di vita quotidiana, sorrisi e fermoimmagini di una famiglia non speciale ma che sicuramente ha lasciato un’impronta a San Gimignano e in Toscana.

La visita a Torre e Casa Campatelli mi è particolarmente piaciuta, mi ha fatto rivivere un periodo storico che amo moltissimo e mi ha fatto viaggiare con il cuore e con la mente: devo davvero ringraziare il FAI, che sostengo attivamente, per aver restituito al mondo intero questo luogo. Lydia ne è sicuramente entusiasta.

Contenta e appagata torno al B&B per una doccia veloce, ormai è ora di cena e la fame comincia a farsi sentire: recupero dunque Gabriele e torniamo in centro verso un ristorante che avevamo adocchiato nel pomeriggio: l’Osteria Enoteca I Quattro Gatti!

Devo ammetterlo: ciò che mi ha colpito è sicuramente il nome di questo luogo dato che io sono una gattara senza speranze. La mancanza dei due demoni si stava ormai facendo sentire (erano a casa con i miei genitori) e la “voglia di gatto” era diventata bella insopportabile quindi ci siamo concessi una cena in questo luogo, un ristorante da veri gattari DOC: abbiamo cenato sulla terrazza, molto romantica, ma non abbiamo fatto a meno di notare le numerose foto di gatti e soprammobili fuseggianti presenti sul bancone. Insomma, era il nostro posto.

Dopo una squisita cena degna delle migliori chiusure di vacanze, decidiamo di fare due passi e di goderci San Gimignano in notturna: devo ammettere che il fascino è forse più vivo di sera che di giorno e la romanticità di questo luogo è davvero imbattibile.

Siamo ormai al termine di un viaggio davvero memorabile dove abbiamo provato, assaggiato, fatto di tutto e dove divertimento, storia, cultura, natura e sforzo fisico non sono mancati.

Si chiude qui il nostro Diario di Viaggio “Dalla Toscana ai Castelli Romani”: 10 giorni di puro divertimento, scoperta e tanto tanto amore per un’Italia ancora nascosta.

“È il ricordo di una rosa d’estate”

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Volete rileggere gli altri giorni del Diario di Viaggio? Cliccate sui link sottostanti!

Giorno 1 – Lucca

Giorno 2 – Bagnoregio e Civita di Bagnoregio

Giorno 3 – Frascati e Rocca di Papa

Giorno 4 – Castel Gandolfo – Marino

Giorno 5 – Ariccia – Tivoli

Giorno 6 – Frascati (Ville Tuscolane) – E-MTBike al Tuscolo

Giorno 7 – Grottaferrata – Nemi

Giorno 8 – Albano Laziale – La Tognazza – Velletri

Giorno 9 – Trekking anello dei due laghi – Pratoni del Vivaro

Giorno 10 – San Gimignano

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