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Provenza e dintorni – Giorno 2

Prosegue il mio breve viaggio alla  scoperta della Provenza e della Camargue. Il secondo giorno decido di visitare due città molto diverse tra loro: Les Baux en Provence ed Avignone.

Parto dunque di buon mattino per raggiungere Les Baux. E’ presto e i turisti ancora non hanno affollato le vie di questa tranquilla cittadina: tempismo perfetto per le fotografie!

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Veduta di Les Baux

Le prime tracce di abitazioni a les Baux sono riconducibili al 6000 a.C. e il sito venne reso fortezza dai Celti dal II secolo a.C..

Dal X secolo in poi divenne sede di un’importante signoria feudale, de Baux o anche del Balzo. Il controllo esercitato durò vari secoli ma anche loro dovettero cedere il passo ai Conti di Provenza che li scalzarono. Dopo varie vicessitudini, nel 1642, la città venne concessa alla famiglia Grimaldi, reggente il Principato di Monaco come marchesato francese.

Les Baux però è famosa per un motivo ben preciso, a parte per il suo bellissimo castello: la bauxite, la roccia utilizzata per l’estrazione dell’alluminio. La composizione di questa roccia è caratterizzata dalla presenza di diverse specie mineralogiche tra cui ossidi ed idrossidi di alluminio e di ferro. La roccia venne proprio scoperta nei dintorni di questa cittadina dal geologo Pierre Berthier, che la soprannominò proprio bauxite.

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La bauxite

Arrivata al paese, tiro fuori la mia Reflex e incomincio il mio giretto: le vie sono strette e caratteristiche, sembra di ritornare al Medioevo. La pace e la tranquillità pervadono tutto il paesaggio, con una veduta eccezionale dai numerosi punti di osservazione. I cartelli aiutano il visitatore ad orientarsi per osservare chiese e monumenti, come il caratteristico municipio o la chiesa di Saint-Vincent. Il castello la fa da padrone sul paese, dominando tutta la vallata, proprio come tutti i castelli-fortezza.

 

Con il profumo di lavanda visito tutto il paesino in mattinata e poi mi dirigo ad Avignone, non lontana in auto.

Avignone, la città papale, ha origini antiche che risalgono al paleolitico.  Nel Medioevo la città divenne cittadella dei Burgundi e nel 1251 entrò a far parte dei domini del duca di Angiò.

La vera notorietà di Avignone deriva però in seguito alla scelta di papa Giovanni XXII nel 1316 di farne la sede papale. Questo periodo è meglio conosciuto col nome di “cattività avignonese. In totale otto papi governarono sul seggio cittadino, dei quali due scismatici, risiedendo nel castello detto “Palazzo dei Papi” che fu progressivamente ampliato dai vari pontefici:

Dopo la partenza dei papi, la città fu governata da un legato pontificio e quindi da vice-legati. Come exclave straniera in Francia beneficiò di un notevole ruolo in campo commerciale e finanziario.

L’importanza di Avignone si può ben osservare dal massiccio afflusso turistico: le attrazioni sono molte e per chi visita la Provenza o le Bocche del Rodano è una tappa obbligata. Non solo il Palazzo Papale, ma il centro storico, il famoso Ponte che si ferma a metà, gli stupendi giardini. Tutto ad Avignone è magico. Lasciata la vettura in uno dei comodi parcheggi in centro, comincio a vagabondare per le vie principali, e noto come la città sia fresca, giovane, con tanti musei e attrazioni culturali. Lo shopping ricopre anche un ruolo importante, con molti negozi di marche prestigiose. Ma è nel cuore di Avignogne che il mio spirito affamato di cultura si appaga: piccole bancarelle di artisti incorniciano la Place de l’Horloge e mi accompagnano fino al maestoso Palazzo, con la Chiesa di Notre Dames de Doms. Prima della visita a questi due pilastri della città, decido di vedere i giardini adiacenti del Parco Rocher des Doms: la vista è mozzafiato e la tranquillità regna sovrana. Scatto fotografie e mi riposo su una panchina a godermi il venticello fresco.

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La fontana del parco

E’ ora di pranzare, quindi mi dirigo di nuovo verso Place de l’Horloge. Dopo la pausa è ora di scoprire il Palazzo Papale: con l’audioguida scopro l’imponenza di questo edificio ma anche la sua immensa austerità. Poche le stanze decorate con gli affreschi, prevale la nuda pietra che tuttavia non sminuisce la maestosità. I soffitti sono alti, le volte sembrano racchiudere al sicuro tutto ciò che sta sotto. La visita dura circa un paio d’ore e poi mi dirigo alla Chiesa adiacente: la pianta ad unica navata di quattro campate conferisce un’aspetto regale ma non severo.

 

La visita di Avignone continua, con un bel cono gelato attraverso le vie del suo centro vivo e colorato. Raggiungo il caratteristico ponte lasciato a metà: la leggenda narra che il pastore Benedetto ricevette l’incarico divino di costruirlo. Oggi lo troviamo a metà perchè la piena del Rodano del 1669 portò via alcune pile, lasciando il ponte più o meno come lo vediamo oggi. Il ponte “a metà” è oggi il simbolo della città.

 

Dopo una bella passeggiata sul ponte (da cui scorgo anche un anguilla nuotare!) mi dirigo al Musée Angladon, dove sono conservate opere di Modigliani, Van Gogh e Manet. Il museo si colloca in un edificio del XVIII secolo ed è concepito come una casa-museo, secondo il volere dei suoi fondatori Jean Angladon (1906-1979) e Paulette Martin (1905-1988).

Il resto del palazzo ha mantenuto il fascino di un arredamento di appassionati d’arte, con numerosi dipinti, mobili e oggetti d’arte decorativa: sala Rinascimiento, ambiente dedicato ai secoli XVII e XVIII, gabinetto Estremo Oriente.

Ovviamente non posso esimermi dal vedere i quadri del mio pittore preferito, cioè Manet (come ben saprete dopo aver letto le mie peripezie a Monaco): sebbene ci sia solo una sua opera, non potevo perderla.

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Manet: il coniglio.

La giornata quasi volge al termine, ma faccio ancora in tempo a spostarmi per visitare il Pont du Gard, il famoso acquedotto romano: il ponte è costruito su tre livelli e attraversa il fiume Gardon con i suoi 49 metri di altezza e i 275 di lunghezza.

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Veduta del Pont du Gard.

Arrivati al sito visito prima il museo, con alcuni resti romani e la storia delle popolazioni che vivevano in questa zona, per poi dirigermi, attraverso una piacevole passeggiata tra gli ulivi, alla vera star del luogo. L’acquedotto è davvero grandioso e si può anche attraversare: non è difficile capire come mai l’Unesco lo abbia inserito tra i suoi Patrimoni.

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Le maestose volte.

Dopo una giornata intensa, è ora di tornare ad Arles, per l’ultimo giorno in Provenza.

Per leggere il primo giorno, cliccate qui.

Commenti

  • 12 Settembre 2017

    da fare questo viaggio ! un saluto dal Pikaciccio

    Rispondi
  • antomaio65
    15 Dicembre 2020

    Frequento spesso la Provenza e la gita a Les Baux è ormai diventata un grande classico! In inverno è davvero suggestiva sembra un piccolo presepe

    Rispondi

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